Una cornice marcapiano, molto sporgente, divide orizzontalmente i due vani aperti della facciata. Su di essa, in posizione centrale, spicca lo stemma araldico della famiglia Stabile: una colonna centrale tirata da ambo i lati da due leoni con in alto due gigli laterali e una stella caudata posizionata sulla sommità della colonna. La loggia superiore, leggermente più piccola, si caratterizza per il soffitto in legno e per la presenza di una cornice decorativa con due teste di putti in chiave di volta.
Nel prospetto si riconoscono, inoltre, elementi simmetrici come le finestre ovali – a sviluppo verticale e orizzontale (alcune murate) – ornate da belle cornici settecentesche che contrastano con lo stile più severo del portale di accesso.
L’attuale assetto architettonico dell’edificio deriva, invero, dalla modifica di una ‘casa a corte’ in una ‘casa a palazzo’: la muratura del piano terreno, in un solido bugnato liscio, fu realizzata nel XIX secolo occludendo l’androne e le scale che conducevano, in origine, all’ingresso del piano nobile. Quest’ultimo, con i suoi portali caratterizzati da ampie volute ad orecchioni, era rialzato rispetto al piano di calpestio della strada, come consuetudine del tempo.
All’interno, tra le ampie sale, si conservano molti degli infissi originali, decorati a tempera con motivi vegetali ed animali, nonché preziosi stucchi, un ciclo di pitture murarie del XVIII secolo a tema mitologico e biblico ed una splendida cucina alla monachile realizzata nel 1808.
La primaria vocazione residenziale del Palazzo resta invariata sino agli anni 1970-1975, quando alle piccole abitazioni ricavate al piano terra si affianca, al primo piano, la sede delle attività parrocchiali.
Nel 2001 si decide di ospitare nel Palazzo il Museo della Basilica e, grazie al progetto di recupero e restauro degli spazi redatto dall’architetto Gianfranco Aquaro e dall’ingegner Giovanni Nasti ed ai fondi stanziati dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, dalla Regione Puglia e dalla Comunità Europea, si è resa possibile la fruizione degli antichi ambienti, tornati – finalmente – al loro originario splendore.