Don Franco Semeraro
Direttore del Museo
Giornalista pubblicista, Parroco e Rettore della Basilica di San Martino, Curatore dei Quaderni della Basilica
a città di Martina Franca ha un tessuto civile tra i più interessanti di tutto il Mezzogiorno.
Nel Nord e nel Centro il fiorire delle città e delle repubbliche ha prodotto nei secoli una capacità di autogoverno e un principio di responsabilità civile che hanno fatto maturare un particolare senso civico.
Nel Sud, governato prevalentemente da sovrani lontani e da corti fameliche, queste qualità hanno fatto fatica ad emergere, non certamente per colpe dei cittadini ma perché il contesto politico produceva abusi e, conseguentemente, avversione nei confronti dei pubblici poteri.
La Puglia, specie quella centro-meridionale, fa eccezione e in questa Puglia spicca Martina Franca, una media città, circa 50.000 abitanti, con una grande tradizione civile testimoniata dalle numerose associazioni laiche e religiose tutte attive e ciascuna con una spiccata dignitosa identità.
Ho trovato straordinaria nel maggio 2016 la partecipazione della città alla lettura popolare integrale della Divina Commedia.
Settecento lettori, bambini delle elementari e commercianti, professionisti, il sacerdote e il magistrato, i detenuti e gli insegnanti, i rifugiati politici che hanno letto in arabo e le associazioni storiche della città, le mamme con le figlie, le scuole con uno straordinario impegno di docenti e studenti, alcuni dei quali durante la lettura del Paradiso disegnavano la loro idea della Divina Commedia ed altri che recitavano a memoria.
Più di tremila persone hanno seguito la lettura nella Chiesa del Carmine, nella Basilica di San Martino e nel Chiostro delle Agostiniane.
edicata al santo di Tours, la basilica fu edificata nel 1747, utilizzando gli spazi della precedente chiesa di stile tardo romanico, la cui presenza è già attestata in una pergamena del 1348 conservata nell’Archivio Capitolare della Basilica.
Della chiesa più antica restano, oggi, solo la torre campanaria e parte della sagrestia. Nonostante l’assenza di fonti relative alla struttura architettonica esterna e interna del XIV secolo, gli atti della Santa Visita dell’arcivescovo di Taranto Lelio Brancaccio (1594) permettono d’identificarne le caratteristiche peculiari, analizzate dallo storico Giovanni Liuzzi e messe in luce da scavi archeologici condotti durante i lavori di restauro del 2007.
L’edificio subì, dunque, numerose trasformazioni nel corso di due secoli e mezzo, dagli inizi del Cinquecento fino a metà Settecento, quando per volontà dell’arciprete Isidoro Chirulli fu demolito l’antico edificio per realizzare, su disegno dell’architetto milanese Giuseppe Mariani, l’attuale tempio di gusto architettonico tardo barocco.
La decisione, dettata dalla necessità di consolidare le parti danneggiate dal terremoto del 20 febbraio 1743, incontrò l’esigenza estetica di conformare l’edificio ai gusti squisitamente settecenteschi.
alazzo Stabile è uno degli splendidi palazzi nobiliari del centro storico di Martina Franca, legato alla figura del vescovo di Venafro Francesco Saverio Stabile (1754-1788), esponente di una delle famiglie più importanti della Martina settecentesca, committente – tra l’altro – dell’altare del Cristo alla Colonna, collocato nel transetto della Basilica.
Situato alle spalle della chiesa, con la quale è da sempre in stretta relazione, l’edificio conserva gli elementi tipici del rococò martinese, nonostante le modifiche architettoniche apportate nel corso del XIX secolo.
La facciata si contraddistingue per la sovrapposizione di due logge che ne accentuano lo sviluppo verticale delle quali, quella inferiore – più ampia – è impreziosita da una ringhiera in ferro battuto riccamente decorata e da una volta del tipo a botte, caratterizzata da cornici mistilinee in stucco.
Una cornice marcapiano, molto sporgente, divide orizzontalmente i due vani aperti della facciata. Su di essa, in posizione centrale, spicca lo stemma araldico della famiglia Stabile: una colonna centrale tirata da ambo i lati da due leoni con in alto due gigli laterali e una stella caudata posizionata sulla sommità della colonna. La loggia superiore, leggermente più piccola, si caratterizza per il soffitto in legno e per la presenza di una cornice decorativa con due teste di putti in chiave di volta.
a Basilica Collegiata di Martina Franca è uno scrigno d’arte.
In un arco temporale di mezzo millennio in questa ecclesia major sono state raccolte collezioni di arredi liturgici di altissima fattura e documenti di storia, ora fruibili in esposizione museale per le migliaia di visitatori che ogni anno giungono in questo piccolo mondo della provincia italiana.
Palazzo Stabile, sede del MuBa, collocato nell’insula culturale della Basilica, è nel cuore del tessuto urbanistico monumentale del centro storico di Martina Franca; nel dedalo di nchiostre, piazze, vichi, organizzati per una comunità solidale, per consentire rapporti di immediatezza e di prossimità ed assaporare la bellezza dello stare insieme.
Mostrare tesori per la liturgia (calici, ostensori, reliquiari, piviali, dalmatiche, pianete, raccolte di testi liturgici per la preghiera e il canto gregoriano in cartapecora) è proclamare, ancora, la festa della fede.
È testimoniare e trasmettere l’incontro tra Vangelo e arte, tra messaggio annunziato e popolo che accoglie e traduce in segni visibili la pregnanza del ‘mistero’ della Divina Presenza in mezzo a noi.
l Museo della Basilica e l’adiacente Archivio-Biblioteca “Arcivescovo Nicola Margiotta” custodiscono un importante archivio documentario, dichiarato di interesse storico nel 2006 dal
Ministero dei Beni Culturali e Ambientali, ed impreziosito da Codici Liturgici in cartapecora del Capitolo della Collegiata.
L’Archivio conserva centosessanta registri e volumi, trecento libri canonici e trentaquattro buste di carteggi vari, nonché, cinquantatré pergamene, datate dal 1348 al 1730 e restaurate nel 1998, relative a indulgenze pontificie, a decreti della Curia Romana, a concessioni di privilegi al clero della Chiesa di San Martino ed atti notarili di donazioni alla Collegiata.
La Platea reverendissimi Capituli civitatis Martinae, voluminoso inventario dei beni capitolari redatto alla fine del Seicento ed aggiornato un secolo dopo, è il documento d’archivio cartaceo più significativo, costituito da circa mille fogli manoscritti che raccolgono tutte le notizie della Chiesa di San Martino, nonché della città e dei suoi personaggi più noti.
Il patrimonio è arricchito, inoltre, da alcuni testi liturgico musicali: tre breviari manoscritti, due salteri, cinque graduali manoscritti e due a stampa, databili tra XV e XVIII secolo; quattro antifonari, due dei quali a stampa, realizzati tra XVII e XVIII secolo.
Giornalista pubblicista, Parroco e Rettore della Basilica di San Martino, Curatore dei Quaderni della Basilica
Ha progettato e diretto, i restauri della Basilica di San Martino, dell’Archivio biblioteca “Arcivescovo Nicola Margiotta”, del MuBa San Martino
in aggiornamento...